Il conduttore nella rete pulsionale

Scopo del presente lavoro è mostrare come si utilizza il metodo dello psicodramma analitico in gruppi a termine con adolescenti che provengono dallo sportello di ascolto scolastico. Verrà mostrata una situazione con preadolescenti in piccolo gruppo della durata di tre mesi.
La legittimità dello statuto psicoanalitico dello psicodramma è stato, in passato, oggetto di polemica. Per alcuni la tecnica che non si fonda sulla regola dell’astinenza non poteva considerarsi psicoanalitica. Due dei maggiori psicoanalisti dell’adolescenza, Jeammet e Kestmberg, nel 1983, diedero statuto allo psicodramma analitico con gli adolescenti dichiarando: “L’obiettivo dello psicodramma è lo stesso del processo psicoanalitico: creare le condizioni perché si instauri un tollerabile investimento che possa condurre all’elaborazione di un vero transfert, cioè alla ripetizione, nella relazione, agli investimenti legati agli oggetti genitoriali differenziati e al riconoscimento della realtà psichica interna”. Credo che il problema sia stabilire in cosa lo psicodramma analitico si differenzi dalle tecniche psicoanalitiche classiche: “lo psicodramma utilizza deliberatamente il meccanismo percettivo per aprire lo spazio alla rappresentazione”, dichiarano Ladame e Perret-Catipovic (1998) e mi trovo assolutamente in linea con la loro definizione. Le tecniche psicoanalitiche classiche utilizzano l’astinenza e il divieto ad agire per favorire l’emergere delle rappresentazioni. Nello psicodramma il coinvolgimento del corpo è, invece, autorizzato: richiama immediatamente l’affetto e colloca le percezioni in primo piano, favorendo l’apertura alle rappresentazioni.
Lo psicodramma analitico viene elaborato da Eugenie e Paul Lemoine negli anni ’60, nell’ambito della S.E.P.T. di Parigi. Nello psicodramma elaborato dai Lemoine il gruppo è certamente un elemento essenziale, ma non assume caratteri peculiari. Nello psicodramma analitico infatti non si ”fa gruppo”, nel senso che non si fa riferimento al gruppo come entità. In evidenza è sempre la questione del soggetto. La finalità è fare cure individuali in gruppo. Pur nei limiti indicati, la “situazione gruppale” è comunque importante. Le singole istanze tengono comunque presenti quelle degli altri, ed attraverso l’incontro-incrocio dei vari discorsi, si facilita il raggiungimento di quel “nodo”, il punto focale che può diventare gioco e consentire quindi di trasformare il significato latente in significato manifesto. Il gruppo mantiene in questo modo un ruolo determinante per l’efficacia terapeutica dello psicodramma: la particolare dinamica che si crea tra molti partecipanti, che diventano terapeuti gli uni degli altri, favorisce l’ evoluzione di tutti. Nello psicodramma sono presenti almeno due terapeuti: un animatore che conduce la seduta e le scene che vengono “giocate”. Egli non è mai al centro del gruppo ma “ai bordi” e non si offre né come modello ideale né come partner dei singoli pazienti o del gruppo. Un osservatore che dal di fuori del gruppo osserva in silenzio e , alla fine della seduta, non fa interpretazioni ma sottolinea alcuni temi emersi nel discorso, rimandando osservazioni a ciascun componente del gruppo. I terapeuti si alternano tra una seduta e l’altra nelle due posizioni di animatore e osservatore: In questo modo la funzione analitica dello psicodramma viene distribuita su persone reali ciascuna delle quali con una sua immagine, un suo stile di ascolto e di intervento, e non si rischia, quindi, di focalizzare l’attenzione di tutti sul terapeuta demiurgo. Una seduta di psicodramma consiste in incontri in gruppo settimanali di un’ ora e mezza. L’animatore durante la seduta può sottolineare alcuni elementi del discorso oppure può invitare a rappresentare una parte del discorso: è il “gioco”. Il cosiddetto “gioco” consiste nella rappresentazione di un episodio accaduto oppure di un sogno, il soggetto invitato a giocare sceglie altri membri (io ausiliari) che interpreteranno le varie parti che animeranno la scena del racconto. Durante il gioco gli attori rappresentano la scena senza toccarsi. Attraverso l’inversione di ruolo del protagonista del gioco è possibile accorgersi degli aspetti di Sé presenti nell’altro.
IL GRUPPO
Composto da quattro ragazzi tra i quattordici e i dodici anni, tutti provenienti da istituti differenti.
Margherita 14 anni, è nata a Rimini da genitori pugliesi frequenta la prima Liceo Scientifico. E’ da un mese che la madre si è trasferita, per un concorso vinto, a Lecce insieme alla sorella più piccola di Margherita (6 anni), mentre lei e il fratello più grande (16 anni), sono rimasti a Rimini con il padre che lavora in un’azienda con contratto a tempo indeterminato e non ha alcuna intenzione di trasferirsi a Lecce.
Carlo 13 anni, è un ragazzo posato, figlio di anconetani trasferitisi a Rimini tre anni fa. Esordisce riportando la sofferenza del padre per problemi economici. A Rimini ha investito in una pizzeria ma è fallito e ora sta cercando lavoro come pizzaiolo. La madre è casalinga. Carlo ha un fratello di 22 anni, anche egli pizzaiolo e attualmente è l’unico che lavora, mantenendo la famiglia. La madre ultimamente gli avrebbe detto “non farti riconoscere anche a Rimini” perché a Ancona avrebbe picchiato un compagno. In realtà Carlo fatica ad integrarsi col gruppo classe, si sente isolato, e rimpiange gli amici anconetani.
Ylenia 13 anni, dimostra più della sua età. Frequenta la terza media, è figlia di ucraini. Il padre nove anni fa è tornato in Ucraina. In nove anni Ylenia lo ha visto solo una volta e lo sente raramente al telefono. E’ molto arrabbiata con lui, ma anche molto preoccupata perché si è arruolato nell’esercito per il conflitto attuale con la Russia. La madre convive con un altro uomo con cui Ylenia non ha confidenza. Ha una sorella di dieci anni che considera la preferita dalla madre. Dice che di sé “non le piace niente”.
Viola 12 anni, è una ragazzina riminese ancora dai tratti, anche somatici, infantili. Frequenta la seconda media. I genitori, medico il padre e infermiera la madre, sono separati da 8 anni. Ha un fratello di 18 anni che vive con il padre, lei vive con la mamma. Vorrebbe che i genitori tornassero insieme. A volte litiga col padre perché cambia sempre ragazza e frequenta ragazze di 20 anni più giovani di lui. Afferma che “cerca qualcuno di esterno alla famiglia per potere parlare”.
UNA SEDUTA
Tutti presenti
Viola vorrebbe giocare, “vorrebbe fare lo psicodramma”. Inizia a raccontare che la professoressa di educazione fisica oggi non l’ha fatta giocare. Aggiunge inoltre che la prof. insulta il gruppo classe chiamandoli “idioti” e “maiali ubriachi”.
Carlo racconta di aver discusso con suo padre a causa del cellulare. Pare che Carlo abbia rotto diversi cellulari. Adesso ne vorrebbe uno nuovo. Suo padre gli dice di non volergliene prendere un altro perché tra un mese lo romperebbe. Carlo dice di aver bisogno di un telefono, non può stare senza.
Ylenia rimane in silenzio.
Margherita racconta che sua madre ultimamente è diventata iperprotettiva. La chiama diverse volte al giorno. Sua madre attualmente si trova a Lecce. Porterà via con sé la figlia Valentina di quasi 6 anni (la quale cambierà scuola, iscritta in prima elementare). Il padre Piero è molto arrabbiato “Appena sente la voce di mamma chiude il telefono. Papà lavora in una azienda a Rimini, non vuole lasciare il suo lavoro. Non vuole andare a vivere a Lecce”. Il padre passa le serate al telefono con sua figlia Valentina, gli manca moltissimo. Valentina ha il vecchio cellulare di Margherita. Ha soli 6 anni e riesce già a gestire le chiamate con suo padre, il quale chiama direttamente la figlia ogni sera (questo è quanto riporta Margherita).
Viola si intromette nella storia di Margherita ed inizia a fare molte domande, indaga proprio su sua madre e la sorella piccola di Margherita. Vuole capire se sono le stesse persone da lei viste in qualche situazione che probabilmente la riguarda (mostra un vissuto persecutorio rispetto a questo aspetto).
Psicodramma di Margherita:
Margherita è in camera sua a leggere un libro, regalatole da una sua amica. Fabrizio, suo fratello, è chiuso come sempre nella sua camera. Il padre parla al telefono con la figlia minore Valentina.
Il libro che legge Margherita parla di una ragazza che ha perso sua madre in un incidente. Pare che questa donna sia stata travolta da un’onda anomala. La ragazza è archeologa e va a stare da suo padre che nel frattempo si rifà un’altra vita con un’altra donna, molto diversa da sua madre. La madre era sensibile mentre la matrigna è fredda e razionale.
Margherita racconta che suo padre e suo fratello, per darle la buona notte, le aprono continuamente la porta della sua camera la sera, quando lei è a letto e non bussano mai. Lei dice: “Mi prende un colpo tutte le volte!”. Non solo le aprono la porta senza bussare ma non la richiudono nemmeno. E lo fanno diverse volte. E lei tutte le volte si deve rialzare per chiuderla.
Scelta dei ruoli:
Viola nel ruolo di Valentina, sorellina di 6 anni
Carlo nel ruolo di Fabrizio, fratello maggiore di 16 anni
Ylenia nel ruolo di Piero, padre di Margherita
Costruzione della scena:
Valentina e papà Piero sono seduti su due sedie, si danno le spalle, per simulare la telefonata
Margherita legge il libro in camera sua ed ascolta la telefonata
Fabrizio è chiuso in camera sua
E’ difficile far partire il lavoro perchè Viola inizia a ridere impedendo così di continuare. La storia personale di Viola è molto dolorosa. In effetti lei si ritrova, nel ruolo di Valentina, al telefono con suo padre lontano, come le accade nella realtà e soffre molto per la separazione dei suoi genitori. Secondo lei suo padre ha da fare con le donne giovani che diventano le sue fidanzate e alle quali dedica molto tempo.
E’ scontato sottolineare che, nel gioco dello psicodramma, il canovaccio dato dal protagonista, viene modificato dai partecipanti in relazione alla loro complessualità interna.
Dialogo fra Valentina e Papà Piero:
Ciao Valentina
Ciao papà
Come stai?
Male
Perché stai male?
Perché non ti vedo
E la scuola, come va la scuola?
Boh!
Con i tuoi nuovi compagni come va?
Bene
Ti trattano male?
No, mi trattano bene
Mi manchi tanto Valentina
Anche tu mi manchi papà. Mi dispiace che ci vediamo così poco e che non ci sentiamo mai. Tu sei una cacca. Non mi vuoi vedere. Vuoi stare con gli altri. Vuoi stare con quelle giovani.
Le cose vanno così, mi dispiace. Con la mamma le cose non sono andate bene.
Di qua non è bello papà. Tu mi manchi. Tu e la mamma insieme mi mancate.
Scusa ma devo chiudere la telefonata. Ci sentiamo. Ciao Valentina.
Nel frattempo Fabrizio gira continuamente per casa, va da Margherita, gira in modo assillante mentre Margherita continua a leggere. “E la mamma morì travolta da un’onda anomala, mentre papà sposò un’altra donna”
Fabrizio: “ le stelle sono molte, la stella più grande è il sole. Domani ho scienze. Ah Margherita quando richiami la mamma, avvisami!”
Si gioca la scena in cui sia il padre che suo fratello le aprono la porta senza richiuderla, con la scusa di darle la buona notte. E lei si deve rialzare tutte le volte.
Inversione di ruolo fra Margherita e sua sorella Valentina.
Margherita, nel ruolo di Valentina fa la telefonata con il padre: “Sto bene papà, mi piace stare qui con la mia cuginetta preferita. Lecce mi piace.
Il padre: “Valentina mi manchi”.
Valentina: “Come sta Margherita, c’è lei lì con te. Le vuoi bene?”
ULTIMA SEDUTA
Nel corso dei tre mesi di partecipazione al gruppo di psicodramma le caratteristiche individuali di ciascun membro hanno mostrato reazioni e modalità espressive differenti.
Margherita, la più grande del gruppo, ha mostrato maggiore maturità nel riflettere sulle proprie esperienze, pacatezza e in generale un miglior equilibrio insieme ad un’accresciuta capacità critica rispetto agli altri componenti.
Carlo più di una volta ha assunto il ruolo di moderatore in situazioni di tensione, ristabilendo l’equilibrio in momenti di conflitto tra le ragazze. Negli incontri ha mostrato una marcata sensibilità verso le proprie sensazioni fisiche, a causa di una difficile canalizzazione della rabbia, sensibilità che probabilmente lo porta a somatizzare, amplificandoli, anche problemi fisici reali (ad es. allergia ad alcuni cibi e altri allergeni).
Viola ha assunto all’interno del gruppo un ruolo dinamico: il suo modo di esprimersi è vivace, desidera essere notata e ricerca sempre l’attenzione di tutti, e quando non la ottiene tenta in ogni modo di stupire gli altri, a volte sembra non conoscere i limiti impliciti in una determinata situazione e vuole che siano gli altri a ricordarglieli.
Ylenia, come Carlo ha 13 anni, e sembra aver legato molto con Viola: in una rappresentazione scenica le aveva attribuito il ruolo di sua madre perché, come ha detto Ylenia, “le somiglia molto: scherza, ride, è impulsiva”. A differenza di Viola, Ylenia è molto più riflessiva, e la maggior parte delle volte si è mostrata disponibile a comunicare i propri stati d’animo e a raccontarsi.
E’ l’ ultima seduta, Viola per la prima volta arriva con qualche minuto di anticipo, si accomoda al posto ed estrae dallo zaino diversi libri di scuola. Comincia spontaneamente a parlare di sé e di quanto accaduto nei giorni precedenti. Racconta che qualche giorno fa, di sera, ha avuto molta paura perché si trovava sola in casa, la madre che di lavoro fa la infermiera quella sera si trovava fuori per un turno notturno. Viola racconta che in quel momento si sentì angosciata per la situazione e chiamò il padre che riuscì a rassicurarla tenendole compagnia al telefono per più di un’ora fino alle undici di sera. Viola parla sfogliando un libro di musica e, anche se non guarda il conduttore, sembra contenta per come il padre quella sera le abbia dimostrato affetto .
Successivamente parla della separazione dei suoi genitori avvenuta quando lei aveva solo quattro anni. Viola racconta di avere bene in mente l’arrivo nell’appartamento nuovo visto per la prima volta e i pacchi che sua madre e parenti portavano via da quella che fino ad allora era stata la sua casa. Parla dell’ultimo ex compagno della madre, racconta che lui abitava con loro insieme alla figlia Sofia, che Viola definisce essere per lei come una “sorella” e che si conoscono da quando avevano due anni. Sono coetanee. Circa un anno fa la separazione della madre da quest’ultimo compagno ha comportato la rottura del legame fraterno tra le figlie, non per volontà di Viola e Sofia, ma sembrerebbe per un accordo preso tra gli adulti, infatti le bambine attualmente non si vedono più se non di sfuggita in strada. Dall’espressione del volto e dai silenzi di Viola si percepisce il dolore per la continua perdita di punti di riferimento affettivi e di sostegno narcisistico importanti. Ed è ovviamente estremamente significativo che tali episodi di rottura affettiva drammatica vengano riportati nell’ultima seduta.
Gli altri partecipanti arrivano alla spicciolata. Per prima arriva Margherita che inizia a parlare di quello che è accaduto nei giorni precedenti: suo padre è arrabbiato perché la moglie ha affittato una casa al mare con il tentativo di convincere tutti a trascorrere l’estate da lei in Abruzzo.
Nel frattempo Viola si è sdraiata sul tappeto e fa un cenno a Margherita per farla sedere accanto a lei. Cerca di attirare la sua attenzione chiedendo se a lei piaceva come materia scolastica musica. Cominciano a sfogliare i libri insieme e Margherita si sofferma sulle canzoni che aveva imparato a suonare a scuola quando frequentava le medie. Margherita vorrebbe continuare a parlare di sé, ma Viola non le permette di farlo, continua a reclamare la sua attenzione, le fa un gioco di magia con i biglietti da visita del conduttore che ha trovato sulla scrivania poi accende dei fiammiferi minacciando (più o meno scherzosamente) di dare fuoco ai bigliettini da visita e a tutto lo studio, poi tocca Margherita e le sistema la maglia, dicendole che le maglie che indossa la scoprono troppo. In seguito, cerca in continuazione di interrompere i discorsi di Carlo, Ylenia e Margherita. Viola che da quando sono arrivati gli altri partecipanti si è seduta a terra, continua ad assumere posizioni strane, ora prende una sedia e l’appoggia su di lei muovendo le gambe a mo’ di esercizio. Poi si volta verso l’osservatrice e le chiede se lei e il conduttore sono fidanzati. (La collega ha 20 anni meno di me, come accade per le fidanzate del padre). Poi esce dalla stanza del gruppo e si reca in quella adiacente, dove io svolgo terapie individuali, lascia aperta la porta comunicante tra le due stanze, si sdraia sul lettino e gioca con lo smartphone. Dopo una decina di minuti rientra e offre delle gomme da masticare a tutti, poi consegna tre bigliettini da visita del conduttore a Margherita, Ylenia e Carlo chiedendo loro di scrivere sul retro il numero di telefono. Li riprende e se li mette in cartella.
La seduta, così come la breve ma intensa esperienza di psicodramma, si conclude con i saluti e gli auguri di rito, insieme alla nostra disponibilità a riprendere il discorso con ognuno dei partecipanti alla ripresa dell’interruzione estiva. Viola sembra la più sollevata per la conclusione della seduta e dell’esperienza, e ovviamente verbalizza tutto ciò. In realtà come si evince da questo breve scritto è quella più sofferente e bisognosa di contenimento. I ragazzi escono tutti insieme dal portone e Margherita, con una scusa, rientra: mi chiede in quale giorno di settembre l’associazione riprenderà le attività.
BIBLIOGRAFIA
Jeammet P., Kestmberg E., Le psychodrama psychanalitique à l’adolescence, in Adolescence, Paris, 1983
Ladame F., Perret-Catipovic M., Jeu, fantasmes e rèalitès, Masson, Paris, 1998
Lemoine e G. Lemoine, “Lo psicodramma”, Feltrinelli, Milano, 1973
di Maurizio Cottone – didatta SIPsA-COIRAG
Lavoro presentato a Parma per il Congresso Nazionale AGIPPsA, 4 Ottobre 2014