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Il Padre : questione, funzione

Il Padre : Questione, Funzione

Il Padre per Freud è il simbolo della Legge e ha la caratteristica fondamentale di essere in rapporto all’impossibile.

La Legge è quindi ciò che introduce l’esperienza dell’impossibile nell’ umano. Troviamo la presenza di questa legge sullo sfondo di una interdizione primordiale rivolta al bambino: “tu non puoi” godere di chi ti ha fatto, “non puoi” rientrare da dove sei venuto.

Il limite della Legge in rapporto all’ Impossibile si traduce quindi in un: tu non puoi sapere tutto, non puoi godere di tutto, non puoi avere tutto.

È il divieto dell’incesto.

E’ però grazie a questo divieto che la legge freudiana, introducendo l’impossibile nell’umano, rende possibile il desiderio, cioè la spinta verso un ideale, che sia politico, religioso, professionale, istituzionale.

Da questa premessa nasce la convinzione che il nostro tempo, iper-moderno, sia un tempo maledetto, cioè profondamente incestuoso.

Sapere tutto, potere tutto, avere tutto, godere di tutto.

Se il bambino non incontra lo spigolo duro della legge, se il bambino non incontra Il “non sense” della Legge (“no, perché è no”), il bambino evolverà con più fatica come “soggetto del desiderio”.

L’impossibile della Legge è quindi finalizzato a far esistere il Desiderio come possibile. Il Padre è colui che sa tenere insieme, e non opporre, il Desiderio alla Legge.

Se la Legge pone come suo fine il sacrificio del Desiderio diventa “inumana”: il nazismo, il campo di concentramento, la kafkiana legge della burocrazia

Per converso, dall’ altra parte abbiamo il Desiderio, che se si sgancia dalla Legge diventa Infinito. E quando un desiderio non è più in rapporto con l’esperienza del limite diventa Godimento Mortale: un “godere fino alla morte”.

Oggi nell’era iper-edonista, assistiamo inermi al Desiderio che si stacca dalla Legge e diventa volontà infinita di godimento, diventa “godimento mortale”.

Il Padre Evapora.

C’è un libro degli anni 2000 dal titolo emblematico “Ho dodici anni, faccio la cubista, mi chiamano principessa”. Con lo stile del reportage, la giornalista Pijola descrive ragazzine la cui aspirazione è fare le cubiste in discoteca e masturbarsi in webcam. Per contro altri ragazzini si isolano sempre più dal sociale passando intere giornate su internet, trasformandosi in “hikikomori”.

Fabrizio Corona, filosofo e letterato dei nostri tempi, qualche anno fa ad una giornalista che gli chiese cosa pensasse dell’allora capo del consiglio Berlusconi, e dei suoi noti “festini”, rispose “perché no”. Se manca l’ideale che protegge la vita, la vita si disgiunge dal senso, la vita diventa insensata, quindi l’unica cosa che vale la pena fare è “godere il più possibile”.

Godere fino alla Morte

Perché No.

Se dopo la Morte c’è il Nulla cosa rimane a chi vive in assenza di valori, di ideali, in assenza di senso di colpa?

Dubitate. 

Lavoro letto al corso “Il Cinema nello Psicodramma Analitico”, Rimini, 05 aprile 2019

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