Parole Creative

Parlando di interpretazione psicoanalitica si fa riferimento solitamente al transfert-controtransfert e al considerare col paziente quello che sta avvenendo nella relazione analitica. Con un certo adolescente s’impone la prudenza, e sarebbe sbagliato impaurirlo con un ritorno troppo immediato su ciò che può vivere nei nostri confronti. Con altri, sia perché vi si mostrano pronti o perché la difficoltà del contatto da stabilire ci impone di interrogarli più rapidamente a questo livello, il loro vissuto relazionale con noi sarà l’oggetto del nostro scambio. L’adolescente non ci parla solamente di avvenimenti esterni ma vuole che, con il nostro aiuto, gli sia permesso di interessarsi a ciò che succede “qui e ora”, in questa nostra relazione certamente pregna di tutto il suo passato. Credo sia possibile, a volte, analizzare ciò che succede tra lui e noi, senza scivolare verso considerazioni psicogenetiche che rischiano di oscurare, o addirittura di mettere in pericolo, il confronto salutare che sta nascendo. La nozione di alleanza terapeutica e il valore della segretezza è fondamentale: questa alleanza permetterà al ragazzo di parlare con noi, di svelarsi, di interrogarci, di entrare in questo lavoro di delucidazione interiore a cui spesso tenta di sfuggire attraverso l’acting out, condizione molto frequente a questa età.
Con Maria, 17 anni, la vividezza delle emozioni e la presenza della nostra relazione intersoggettiva dominano molto la scena: l’interrogarsi sul suo corpo, la sua identità sessuale, la sua difficoltà ad accedere alle relazioni eterosessuali, la sua ambivalenza nei confronti del padre. Ma è tuttavia possibile affrontare ciò che può vivere con me, a ciò che può provare nei miei confronti. Maria è sorpresa nello scoprire i suoi sentimenti di attaccamento nei miei confronti, con la paura evocata di poter dunque provare qualcosa nei confronti di suo padre. In questo caso le interpretazioni hanno permesso un lavoro elaborativo evidente, possibile in seguito all’aumentare della sua curiosità nei confronti della mia vita privata. Il transfert è divenuto uno strumento di pensabilità sulle sue relazioni con i genitori: includo anche la madre, poiché sono cosciente di essere spesso con gli adolescenti anche in transfert materno. Nel lavoro con Maria l’interpretazione spesso si focalizzava su rapporti terzi, ma è stato altresì possibile, con molta cautela, focalizzare anche la nostra relazione in rapporto alla figura paterna (“forse anche qua..”). In questa circostanza sarebbe stato un peccato non accedere alle possibilità relazionali attivate dal nostro incontro analitico: avrebbe significato privarci di uno strumento straordinario per la sua evoluzione.
Per Ivan, 20 anni, il legame incestuale con la madre è profondo e ha trovato la sua espressione, da sempre, nel consultare vari medici per qualche difetto di ordine fisico. Nel momento in cui Ivan non esce più di casa per via di attacchi di panico riferiti ad un dismorfismo importante, vengo consultato io. E’ stato particolarmente impegnativo stabilire un’alleanza terapeutica col ragazzo e ciò ha coinciso con una difesa della segretezza della nostra relazione. Questo ha permesso a Ivan di confidarmi il suo frequentare da qualche tempo prostitute, fatto di cui i genitori sono all’oscuro. Spesso Ivan rimane in silenzio, un silenzio che sento non pregnante, ma parassitario: è assente, lontano dal legame terapeutico. Il chiedergli cautamente “a cosa pensi?…” porta lentamente a comunicazioni importanti e ad un testare la qualità della nostra relazione. Dal “non penso a niente” passa al “penso che uscendo di qua ho un appuntamento con una puttana” al “mi succede anche coi professori dell’università di assentarmi con la mente, non seguirli più” al “stavo pensando ad una ragazza che ho conosciuto in facoltà..”. Le varie comunicazioni di Ivan sono informazioni preziose per me, valutano la tenuta ambivalente del suo essere in transfert paterno e mi permettono di modulare le parole legate al nostro rapporto.
Maurizio Cottone